autoinchiesta

Nel 2016, dopo tre anni di attività, riflessioni e discorsi con l’Amministrazione Comunale e altri soggetti cittadini, decidiamo di lanciare un’inchiesta interna tra le persone che stanno frequentando o che hanno attraversato Soprasotto negli ultimi anni. L’idea è quella di verificare alcune questioni che nella loro ricorrenza ci sembra suggeriscano un’ipotesi e uno spaccato da definire meglio. L’auto-inchiesta è tuttora aperta, quindi, la lettura dei dati che offriamo oggi, riguarda oltre una trentina di persone che hanno attraversato il laboratorio nei primi 3/4 anni.

 

Nella compilazione di questo questionario, ti chiediamo di rispondere pensando al periodo in cui stavi cercando soluzioni tipo “nido” per tuo/a figlio/a. Se tuo/a figlio/a ha già finito il Laboratorio Permanente Soprasotto, fai un salto indietro con la memoria e rispondi alle domande di questo questionario tenendo in conto le condizioni in cui eri nel periodo di iscrizione e nel primo periodo di frequentazione. Se tuo/a figlio/a ha appena cominciato il laboratorio, invece, ti chiediamo di compilare questo questionario dopo almeno otto mesi di frequentazione. I dati che inserirai non saranno venduti a nessuno: servono ad alimentare una ricerca sotto forma di auto-inchiesta del gruppo che anima Soprasotto. Capire chi siamo e di cosa abbiamo bisogno è utile allo sviluppo di Soprasotto.

 

Le famiglie sono composte nella maggioranza di due genitori, di cui oltre il 50% non ha un legame formalizzato.

 

Due terzi delle persone vengono dal Nord Italia, mentre del restante un terzo la metà dal Sud Italia e da fuori dall’Italia. La metà vive a Milano da oltre 10 anni, mentre un sesto del gruppo è arrivato da poco in città. Circa la metà di chi frequenta l’asilo è del quartiere, poco più della metà invece si dividono tra quartieri limitrofi e quartieri invece lontani dal centro.

Due terzi delle persone hanno ricevuto un’alta formazione.
Oltre la metà delle persone coinvolte usufruisce di contratti così detti “atipici”, il 40% a partita Iva. Il 20% ha un contratto indeterminato e l’11,8% determinato. Il 70,6% delle persone risponde di sentirsi un lavoratore autonomo a prescindere dalla formalizzazione del contratto in essere.

Due terzi delle persone coinvolte vive con meno di 1500 € al mese, di cui il 20% con meno di 500 €. Un terzo vive con più di 1500 € al mese di cui l’8% con oltre 3000 €.
Oltre il 60% può contare su aiuti familiari e il 35% su rendita immobiliare. Mentre nella gestione dei tempi della famiglia si può contare al 20% sui nonni, il 32,4% se la cava in autonomia, il 29,4% ricorre a babysitter, mentre amici e vicini resta una percentuale residuale.
Nonostante il welfare negli ultimi anni sia parecchio eroso, non si ricorre in modo massiccio ad assicurazioni sanitarie private.

 

Più della metà delle persone ha tentato le graduatorie dei nidi comunali, il 35,3% di questi non è stato ammesso. Il 47,1 non prova l’iscrizione. Poco più della metà ha valutato l’opzione privata.

La maggior parte delle persone viene a conoscenza del progetto per passa parola o perché lo incrocia per strada.