racconto di Stefania

In questi anni, alcuni e alcune di noi hanno scritto delle cose, raccontando impressioni, ricostruendo ricordi e descrivendo emozioni.

 

I bambini sanno qualcosa che la maggior parte della gente ha dimenticato (Keith Haring)

Siamo venuti a conoscenza di Soprasotto nei primi giorni del Settembre 2013; Ettore non era stato preso all’asilo nido comunale e mi stavo organizzando con un’amica, che ha un bambino della stessa età, per aiutarci reciprocamente in modo da avere alcune ore libere al giorno da dedicare al lavoro.

Maddalena, la mamma di Ugo ed Emanuela, la maestra, sono state una piacevole quanto inaspettata sorpresa. L’idea di uno spazio grande vicinissimo a casa da adattare con le nostre forze a misura di bambino e la possibilità di avviare un progetto insieme con altre famiglie ci ha entusiasmato da subito.

Ricordo il primo incontro con loro tra gli scatoloni da imballo e le latte di pittura durante i lavori di ristrutturazione. Sono bastati pochi minuti  per capirci e darci fiducia.

Ognuno di noi avrebbe avuto un compito, io ho scelto di cucinare per tutti e tre i bimbi ed Emanuela, condividendo con Gina, la mamma di Gabriele, una turnistica che ci impegnava due settimane al mese a vicenda per tutta la durata del primo anno. Mi sentivo serena all’idea che i nostri piccoli potessero pranzare con dei cibi sani preparati con cura, lontani dalla logica del “veloce e già pronto” o della merenda confezionata. Un piatto unico ricco di verdure di stagione, alternando pasta, riso e cereali con legumi, carne o pesce, della frutta o una torta fatta in casa sono il menù ideale, anche a costo di trascorrere tutta la mattina ai fornelli per prepararli, come spesso é capitato.

Eravamo felici di essere stati esclusi dalle graduatorie comunali e di prendere parte ad un progetto più accogliente per il quale il nostro ruolo come genitori é fondamentale anche quando siamo al lavoro.

Il dialogo e il confronto con la maestra é sempre stato costante e quotidiano: i bambini hanno scoperto il loro nuovo spazio in maniera graduale; così come a casa,  i loro ritmi sono stati rispettati grazie a una ritualità fatta di piccole azioni quotidiane e abitudini semplici.  Abbiamo iniziato a ragionare tutti insieme sulle attività didattiche, facendoci ispirare dalle loro reali necessità più che da un modello prestabilito e vincolante, costruendo la “nostra scuola”  mese dopo mese.

Non é stato sempre facile, così come non é facile mettere insieme i tanti puzzle che compongono una vita.

Siamo cresciuti, altre famiglie hanno preso parte al progetto insieme con Samantha, la seconda educatrice.  

Sono passati solo due anni e mi sembra che Sopra Sotto esista da sempre, é entrato nelle nostre vite e in quella di Ettore in un modo quasi istintivo, come se fosse stato esattamente quello di cui avevamo bisogno come persone, piccole o grandi e come genitori.