racconto di Luca

In questi anni, alcuni e alcune di noi hanno scritto delle cose, raccontando impressioni, ricostruendo ricordi e descrivendo emozioni.

 

Ci stiamo rendendo conto che lo Stato non è più in grado di rappresentare le diverse sfaccettature delle esigenze del territorio.

Sempre più persone desiderano riappropriasi della dimensione pubblica che era stata abdicata in passato in vista di uno Stato dotato di mezzi e che fosse più in grado di rispondere ai bisogni dell’individuo rispetto alla microcollettività.

Oggi la microcollettività ha più mezzi dello stato ed è in grado di progettare e costruire dei servizi che si affiancano a quelli pubblici offrendo idee per il miglioramento e andando a coprire spazi che il pubblico non è più in grado di fare.

In questo quadro di riferimento si inserisce anche il fenomeno Isola Pepe Verde, che recupera uno spazio pubblico abbandonato per sperimentare un progetto nuovo di spazio verde aperto. Ma è anche il quadro di riferimento in cui il Comune di Milano propone ad associazioni e cittadini spazi che non è in grado di gestire o manutenere, come le sedi per le associazioni e recentemente le abitazioni da ristrutturare.

Noi siamo un laboratorio di sperimentazione utile al Comune per superare l’approccio di “nido” così come oggi è identificato: con una struttura didattica/organizzativa (pubblica/convenzionata o privata che sia) che produce un servizio per un bacino di fruizione. Noi mescoliamo fruizione e produzione gestendo direttamente tutti gli aspetti del sistema nido ed affidandoci a persone esperte per le attività più sensibili con le bambine ed i bambini. Persone esperte che sono anche loro parte integrante del sistema di gestione.

I risultati della nostra esperienza e le soluzioni che stiamo individuando potranno essere utilissimi per il Comune di Milano (ed i Comuni italiani) per poter dare nuove risposte al problema dell’affollamento degli asili pubblici e del costo delle convenzioni di quelli privati.

Noi stiamo costruendo un paradigma che potrà essere copiato da centinaia altre realtà in cui l’offerta pubblica è insufficiente (e sarebbe troppo oneroso per i Comuni ampliarla) e l’offerta privata troppo costosa.
E’ un progetto per le fasce intermedie, che restano fuori dalle graduatorie dei nidi pubblici (magari perché uno dei genitori ha un’attività non continuativa) e che non hanno i mezzi per un nido privato.

Invece di obbligare uno dei genitori (spesso la madre) a lasciare il posto da freelance e stare a casa per accudire i figli, noi dividiamo tra tutti i genitori alcuni dei compiti in modo da contenere i costi complessivi e permettendo quindi a molte madri e padri di proseguire le proprie attività lavorative.