In questi anni, alcuni e alcune di noi hanno scritto delle cose, raccontando impressioni, ricostruendo ricordi e descrivendo emozioni.
Soprasotto, oltre ad essere un’incredibile esperienza professionale, è un contenitore di amore, nel senso più glicemico del termine che mi possa venire in mente.
Una volta varcato il cancelletto di legno sparisce tutto: il suono fastidioso della sveglia, il caffè finito nell’armadietto, i numerosi incidenti evitati in bici nel tentativo di raggiungere il luogo di lavoro, la mancanza di monete per l’espresso al bar. Tutto si trasforma in amore.
Un amore che non immaginavo nemmeno di possedere e che ha favorito, se non accelerato, il mio inserimento all’interno di Soprasotto.
La paura di essere inadeguata è stata presto soppiantata dal desiderio di migliorarmi e di cercare di comprendere e accogliere i bisogni dei dieci bambini che ogni giorno ci venivano affidati. Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco la maestra Emanuela che, con un’esperienza decennale alle spalle, mi ha accompagnata alla scoperta della prima infanzia e delle sue innumerevoli sfumature.
Tra le famiglie di Soprasotto ho trovato degli amici, da loro ho ricevuto sostegno, fiducia e affetto.
La prova più dura in questo lavoro è salutarsi e lasciare andare, ma le assemblee, le cene, le merende, i compleanni, i lavori di manutenzione e l’aperitivo in piazzetta hanno creato delle relazioni che immagino saranno durature nel tempo e questo mi conforta.
I bimbi ti baciano, ti abbracciano e ti prendono per mano quando devono raccontarti un fatto o spiegarti qualcosa: Soprasottoè un’esperienza di amore tenendosi per mano. Tutti e tutte.
In questi anni, alcuni e alcune di noi hanno scritto delle cose, raccontando impressioni, ricostruendo ricordi e descrivendo emozioni.
Soprasotto, oltre ad essere un’incredibile esperienza professionale, è un contenitore di amore, nel senso più glicemico del termine che mi possa venire in mente.
Una volta varcato il cancelletto di legno sparisce tutto: il suono fastidioso della sveglia, il caffè finito nell’armadietto, i numerosi incidenti evitati in bici nel tentativo di raggiungere il luogo di lavoro, la mancanza di monete per l’espresso al bar. Tutto si trasforma in amore.
Un amore che non immaginavo nemmeno di possedere e che ha favorito, se non accelerato, il mio inserimento all’interno di Soprasotto.
La paura di essere inadeguata è stata presto soppiantata dal desiderio di migliorarmi e di cercare di comprendere e accogliere i bisogni dei dieci bambini che ogni giorno ci venivano affidati. Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco la maestra Emanuela che, con un’esperienza decennale alle spalle, mi ha accompagnata alla scoperta della prima infanzia e delle sue innumerevoli sfumature.
Tra le famiglie di Soprasotto ho trovato degli amici, da loro ho ricevuto sostegno, fiducia e affetto.
La prova più dura in questo lavoro è salutarsi e lasciare andare, ma le assemblee, le cene, le merende, i compleanni, i lavori di manutenzione e l’aperitivo in piazzetta hanno creato delle relazioni che immagino saranno durature nel tempo e questo mi conforta.
I bimbi ti baciano, ti abbracciano e ti prendono per mano quando devono raccontarti un fatto o spiegarti qualcosa: Soprasotto è un’esperienza di amore tenendosi per mano. Tutti e tutte.